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L’Italia nel bicchiere

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Bollicine da sorseggiare per tutti i gusti. Purché rigorosamente made in Italy. Etichette che a vedere i numeri dell’export italiano del vino che quest’anno toccherà la soglia record dei 5 miliardi, vanno alla grande segnando un più 18 per cento in un’era di segni meno in quasi tutti i settori. Dunque, restiamo nei confini del “Vigneto Italia”, per stappare e brindare con etichette tricolore davvero interessanti, più o meno note, presenti in quasi tutte le regioni, anche quelle meridionali notoriamente elette ai vini fermi.

Partendo dal settentrione, tappa cult del “bere mosso” più amato d’Italia è la Franciacorta: una trentina di chilometri fra Brescia e Bergamo, bellissimi già solo a vedersi, con filari a coprire le colline così ordinati da sembrare pettinati. E di tanto in tanto abbazie, torri, castelli e il lago d’Iseo sullo sfondo. In questa magica cornice, che a fine anno brilla di una luce speciale, ci sono le storiche cantine di Berlucchi (www.berlucchi.it) che per i brindisi delle feste propongono quest’anno Berlucchi ’61 Satèn, l’interpretazione aziendale di una tipologia molto in voga. Da sole uve Chardonnay, 2 anni di riposo sui lieviti, aromi finissimi di salvia, fiori bianchi, burro. Cremoso, avvolgente, suadente, ideale all’aperitivo e con antipasti delicati (sui 19 euro in enoteca). Il ’61 dell’etichetta celebra l’anno in cui Guido Berlucchi, gentiluomo di campagna, e Franco Ziliani, enologo, idearono il primo Franciacorta, il 1961 appunto.

Per l’ultimo dell’anno, invece, in alto i calici col Cellarius Rosé 2008: dalla casa che, nel 1962, creò il primo rosé metodo classico d’Italia, ecco un millesimato “di razza” con una buona percentuale di Pinot nero (60 per cento), macerato con le sue bucce una notte a basse temperature per conferire colore e aromi tipici della varietà; trenta mesi di affinamento sui lieviti e un dosaggio moderato restituiscono un Franciacorta di grande ampiezza aromatica (in enoteca a 23 euro circa).

Lo slalom tra filari e borghi lombardi prosegue per far tappa ad Erbusco, patria del Bellavista (www.bellavistawine.it) e del Contadi Castaldi (www.contadicastaldi.it), egregie bollicine firmate dalla famiglia Moretti che per San Silvestro garantisce feste e coccole d’eccellenza come le etichette che lì vengono cullate e curate in ogni particolare. Il Franciacorta è stato infatti il primo vino italiano, prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia (Metodo classico), ad aver ottenuto nel 1995 la Docg (Denominazione di origine controllata e garantita). Oggi sulle etichette non si legge più spumante ma solo la denominazione Franciacorta. Come per lo Champagne.

Un cin cin al top fra saggezza, cultura e tradizione lo garantiscono, fra le tante di casa Moretti, due etichette “speciali”: il Bellavista Vittorio Moretti 2006, dedicato al poeta Orazio, che fa parte della raccolta Creatori nata per rendere omaggio alle grandi voci della cultura italiana, esempio di arte e creatività (85-90 euro circa in enoteca).

Da Contadi Castaldi, invece, la “dritta” di fine 2013, è stappare il Soul Satèn 2006 (in enoteca a circa 36 euro), bollicina originale e intrigante nella sua globale sensorialità, con note floreali di ginestra, crosta di pane e sfumature di nocciole, ha un perlage finissimo. In zona ancora da provare le ultime premiate etichette di Bersi Serlini (www.bersiserlini.it), dal 1886 nel cuore della Franciacorta, fra le colline moreniche e gli specchi d’acqua della Riserva Naturale delle Torbiere. Fu proprio l’azienda Bersi Serlini che nel 1970 produsse la prima bottiglia di Brut Franciacorta.

E ancora oggi la famiglia Bersi Serlini produce Franciacorta dal raffinato perlage e profumi floreali nel bicchiere con uve Chardonnay. Fiore all’occhiello della cantina, che merita “il botto” a Capodanno, è il Brut Cuvèe N° 4, dal perlage straordinariamente fine, persistente e continuo e dai profumi speziati di grande intensità e finezza, prodotto da uve Chardonnay 100 per cento, provenienti dai quattro vigneti migliori e più vecchi dell’azienda (dai 25 ai 30 euro in enoteca).

Nel cuore verde d’Italia, il Capodanno doc e a portata di tasca lo garantisce il Castello delle Regine (wwww.castellodelleregine.com) che oltre a notti immersi nel silenzio della natura offre, accanto a vini rossi in purezza e bianchi eccellenti, due bollicine godibilissime (cosa rara in Umbria): lo spumante metodo charmat da uve Chardonnay e Riesling, dal gusto pieno e caratteristiche floreali, ottimo da tutto pasto fino al dolce la versione Brut rosato da uve Sangiovese e Montepulciano, dal perlage sottile e fruttato, ottimo per l’aperitivo, con piatti di pesce, da sorseggiare dopo cena con cioccolatini fondenti, frutta secca e pandoro (sui 10 euro in enoteca).

Un “bere” ideale in ogni occasione di buon augurio arriva sempre dal centro Italia, con una vera novità nata in terra di Marche, in particolare dal Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica, che con il suo consorzio, sta ottenendo alti riconoscimenti (nel 2014 il Verdicchio è stato il vino bianco fermo più premiato dalle guide italiane).

Accanto ai fermi, il fiore all’occhiello dei produttori della Marche è la spumantizzazione del Verdicchio (circa 30 aziende) che sta dando bollicine dall’ottimo rapporto qualità-prezzo, sull’esempio di Ubaldo Rosi che iniziò a sperimentare questa tecnica sul territorio già a metà Ottocento. Non a caso è dedicato proprio a Ubaldo Rosi il Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante Brut Metodo Classico Riserva 2007 di Colonnara, (premiato per il 2014 con i cinque grappoli di Bibenda). Fermentato in bottiglia secondo il metodo tradizionale, vede tutte le fasi di lavorazione (remuage, degorgement) effettuate manualmente. Ideale a tutto pasto, dal pesce alle carni delicate, dai crostacei ai tartufi bianchi (26-28 euro circa in enoteca). Per saperne di più sulle altre produzioni “effervescenti”: Istituto marchigiano di tutela vini (www.imtdoc.it).

Scendendo più a sud il cin cin eccellente, colto ed economico, lo offre l’azienda pugliese D’Araprì, una realtà più unica che rara, creata a San Severo, in provincia di Foggia, nel 1979 da tre amici suonatori di jazz (Girolamo d’Amico, Louis Rapini, Ulrico Priore, le cui prime sillabe dei cognomi danno il nome all’azienda), stimolati dalla passione per il vino ereditata dai genitori. E dallo loro innata creatività. Nasce così la casa D’Araprì, l’unica azienda in Puglia ad aver concentrato la produzione solo sullo spumante con Metodo classico, con risultati importanti anche oltre i confini tricolore (www.darapri.it).

Stessi traguardi raggiunti dalla Sicilia con vini “insoliti” per l’isola, quelli detti mossi appunti. Da provare il morbido Brut Almerita Rosè dei Tasca d’Almerita, da uve Pinot nero, che affianca Almerita, lo storico Brut di casa Tasca nato nel ‘90 per volontà del Conte Giuseppe. Almerita Rosè è un millesimée, spumantizzato con metodo classico di rifermentazione in bottiglia, che riposa sui lieviti per 36 mesi (www.tascadalmerita.it). Vera novità dalla Trinacria è la bollicina metodo charmat da tutto pasto di casa Firriato (www.firriato.it): il Saint Germain Brut Firriato Igt Terre Siciliane, uno spumante ottenuto con uve Grillo e Catarratto, per un brindisi da meditazione (12 euro circa in enoteca). Sempre dalle cantine Firriato, lo spumante Metodo Classico Gaudensius, blend amabilissimo di vitigni autoctoni dell’agro etneo (22 euro circa in enoteca).

Concludere l’anno con queste straordinarie “effervescenze” di terra italica non può che lasciare (e augurare) un segno positivo.

 

Nella foto di apertura, i bicchieri Lsa


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